L’Innologia Protestante

Definizione

Con la Riforma protestante, nelle liturgie dei culti entrò ufficialmente “il canto della comunità”. Esso divenne sin da subito strumento a portata di tutti, in quanto ad ogni fedele venne concessa la possibilità di partecipare attivamente ad alcuni momenti liturgici del culto. Tutti i membri di chiesa, di ogni estrazione sociale e culturale, ebbero finalmente l’opportunità e la gioia di poter essere ammessi a godere di un privilegio sino allora ad essi precluso, in quanto appannaggio esclusivo di religiosi e di pochi altri “addetti ai lavori”. Il canto comunitario divenne immediatamente uno dei più efficaci simboli distintivi del Protestantesimo.

Fu talmente dirompente questa apertura, che in brevissimo tempo non bastarono gli inni scritti nei primi secoli dell’era cristiana dai padri della chiesa, i salmi della Bibbia, i componimenti poetici di lode a Dio già esistenti, ma se ne iniziarono a comporre di nuovi. E quasi tutti i nuovi inni furono “pensati” per essere cantati nelle chiese e nelle funzioni cultuali all’interno del protestantesimo, che andava peraltro espandendosi senza sosta (pur tra non poche divergenze teologiche) a grandi passi in Europa prima, subito dopo in America, e quindi in tutto il mondo.

Anche le melodie non bastavano più. Per far fronte al crescente bisogno di cantare lodi al Signore e in forma accessibile, si fece ricorso a melodie profane (Lutero del resto fu il primo), a brani presi dalla pregressa tradizione cristiana medioevale (della chiesa cattolica romana soprattutto) e, già a partire dalla metà del ‘500, a comporre specificatamente per il canto liturgico dei fedeli.

Concludendo possiamo affermare che per “innologia protestante” si intende sia l’insieme dei componimenti poetici e letterari prodotti nel periodo storico che va dalla Riforma (ma anche testi precedenti risalenti comunque alla tradizione cristiana) fino ad oggi, sia le composizioni musicali che furono e sono di supporto a tali componimenti.

Vanno fatte tre precisazioni:

Testi
In origine l’inno, che era un componimento letterario, si esprimeva mediante schemi piuttosto classici, e cioè: forma strofica, linguaggio poetico, canoni alquanto predefiniti. Col tempo, anzi piuttosto presto (cioè subito dopo la Riforma) si cominciarono ad abbandonare gli schemi classici, ed il testo poetico subì modifiche e si fece ricorso ad altre forme (come ad esempio le frasi in rime alternate, le suddivisioni sillabiche, ecc.), fino ad esprimersi in maniera totalmente libera, per cui le composizioni moderne e ancor più quelle contemporanee di certo non potrebbero essere definite “inni” nel senso classico ed etimologico del termine. Nondimeno resta l’accezione “innologia”, che ricomprende tutte le composizioni letterarie accompagnate da musica e cantate nelle assemblee dei fedeli: sia quelle antiche, sia quelle moderne e contemporanee.

Melodie
Analogo discorso per la componente musicale dell’inno. Inizialmente si fece ricorso alla musica modale e gregoriana già esistente, unitamente ad una forma nuova, semplice ed efficace, che ben si prestava al canto nelle chiese: il corale. Ma presto, a partire dal corale, ci fu anche in campo musicale una evoluzione (come per la letteratura) che si sviluppò ampiamente e liberamente, fino a condurre alle attuali espressioni, le quali nulla hanno conservato dell’impalcatura e delle strutture melodiche e armoniche che avevano caratterizzato i primi secoli dell’innologia protestante.

Tuttavia, in ordine all’evoluzione dei testi e degli stili musicali susseguitisi nel tempo, per parlarne compiutamente occorrerebbe avere “davanti” e immediatamente a disposizione un grande numero di testi e di melodie. Diversamente c’è il rischio di essere compresi solo da specialisti. Di qui il progetto di un’opera di ampio respiro, “Il Grande Innario Cristiano”, appunto. Infatti l’analisi filologico-musicale degli inni nell’arco della loro evoluzione storica sarà effettuata (in parte) direttamente all’interno di tale raccolta che, se Dio vuole, vedrà la luce nel 2018.

Autori e compositori
Quando si parla di Innologia Protestante non s’intende che tutti gli autori e tutti i compositori siano di fede protestante. In taluni casi infatti autori e compositori sono cattolici, ovvero di religione ebraica o di altra religione ancora. Qual è allora l’elemento distintivo? L’elemento distintivo è dato dalla collocazione e dall’utilizzo di un canto in ambito liturgico protestante. In altre parole un canto rientra nella storia dell’Innologia Protestante se esso viene fatto proprio dal mondo evangelico (evangelico e protestante sono sinonimi) che lo inserisce nei propri innari, nelle proprie raccolte, nell’uso consueto e consolidato delle comunità. Facciamo un esempio: quando una comunità evangelica canta l’inno “Sommo Iddio, noi T’invochiamo”, conosciuto da tutto il protestantesimo italiano, non sta a pensare che quell’inno (parole e musica) in origine era cattolico. Lo sente suo, lo canta e dunque quell’inno a pieno titolo fa parte dell’Innologia Protestante. Così allo stesso modo per i canti moderni e per quelli contemporanei.

Concludiamo questa sezione introduttiva fornendo due informazioni:

Dei duemila brani che compongono “Il Grande Innario Cristiano”, oltre quattrocento sono di autore e/o compositore cattolico (quando abbiamo iniziato il lavoro di ricerca -più di quarant’anni fa- non l’avremmo mai immaginato). Il che vuol dire, in proporzione, che un quinto dell’Innologia Protestante mondiale in realtà trova radici nel cattolicesimo e appunto con esso è chiamato a confrontarsi più che con altre fedi. Il cammino musicale di queste due religioni è indivisibile e costituisce stimolo costante per una testimonianza comune di fede cristiana;

dagli anni Sessanta ad oggi il contributo più corposo all’innologia protestante (a livello internazionale) è stato dato e lo sta dando la chiesa Pentecostale da un lato e la chiesa Cattolica dall’altro (grazie alle aperture in campo liturgico seguite al Concilio Vaticano II). Quindi, in misura minore vanno citate la chiesa Anglicana, la chiesa Episcopale e numerosi cantautori che fanno parte e/o si rifanno a chiese evangelicali. Sembra tramontata l’epoca (dalla seconda metà del Settecento agli inizi del Novecento) in cui quando si parlava di Innologia Protestante si pensava istintivamente soprattutto a due denominazioni: la chiesa Battista e la chiesa Metodista, allora massimi e mirabili interpreti del Risveglio protestante musicale (e non solo) in Europa e in America.