Vieni Redentore

Nel 1524 ad Erfurt comparvero due edizioni di raccolte di corali, quasi contemporaneamente. Uno conteneva 26 corali, l’altro 25.
Questo a dimostrazione di quanta richiesta ci fosse in quei primissimi anni della Riforma, tanto che una sola stamperia non riusciva a soddisfare tutta la domanda. Entrambi gli innari sono identici, tranne che per un corale: il ventiseiesimo è presente nella edizione forse più vecchia (di qualche settimana rispetto alla seconda) edita da Johannes Loersfeld, mentre la seconda, edita da Matthes Maler ne ha uno in meno. Dei 26 corali, 18 testi sono di Lutero (anche se l’indicazione di Martin Lutero appare su uno solo dei 18), 3 furono scritti da Paul Speratus, due da Justus Jonas, uno da Elizabeth Cruciger, uno attribuito a Jan Hus e l’ultimo “anonimo”. La disposizione dei corali non è sistematica, tranne sette, che sono parafrasi di Salmi. Cinque corali sono in rime tedesche riprese da antichi canti liturgici latini. Il corale proposto (il ventunesimo dell’innario) è uno di questi 5 e infatti Lutero lo scrisse avendo a riferimento un canto di S. Ambrogio di Milano (340-397 d.C.) composto tra il 385 e il 390 d.C. (“Veni Redemptor gentium”). Dei 26 corali, 8 sono ripresi dal primo innario (in assoluto) scritto e voluto da Lutero, con la collaborazione dell’amico Johann Walter, dal titolo “Achtliederbuch” (piccola primissima raccolta di 8 testi con 5 melodie – stampato a Norimberga a cavallo tra il 1523 e il 1524). Tornando all’innario di Erfurt, che noi brevemente oggi chiamiamo “Erfurt Enchiridion”, in realtà esso ha un titolo ben più lungo nell’edizione originale, che è “Eyn Enchiridion oder Handbüchlein. Eynem ytzlichen Christen fast nutzlich bey sich zuhaben / zur stetter vbung vnd trachtung geystlicher gesenge vnd Psalmen / Rechtschaffen vnd kunstlich verteutscht” (in italiano: “Un Enchiridion o piccolo manuale. Per un cristiano oggi molto utile da avere con sé – per la pratica continua e la lettura di canti spirituali e salmi – sapientemente e abilmente tradotto in tedesco”). Nella prefazione è scritto che tutti i brani sono fondati sulla Scrittura, che servono per il miglioramento, la dottrina e l’educazione della gioventù, e ogni cristiano dovrebbe portare il libro con sé per una pratica costante. E così successe: infatti, come viene testimoniato da molte fonti, verso la metà del 1500 anche nelle campagne e nei villaggi più sperduti della Germania non era raro trovare, sulle mensole dei camini delle misere case dei contadini, una copia dell’Enchiridion. Spesso anche in case di analfabeti (che si facevano aiutare da chi sapeva leggere). Per concludere, due annotazioni su questo corale: per secoli è stato utilizzato come canto di Avvento, e tuttora molte chiese lo cantano in quella circostanza. In secondo luogo va precisato che l’armonizzazione da noi proposta non è quella, pur nota, di Sethus Calvisius del 1594, bensì quella del 1714 ad opera di Johan Sebastian Bach, il quale in più occasioni utilizzò questo corale nelle sue opere, come ad esempio le Cantate BWV 61 e soprattutto la BWV 62. (BWV sta per “Bach-Werke Verzeichnis”, cioè “Catalogo delle Opere di Bach”).